di don Mimmo Basile*
La conclusione del racconto della risurrezione di Gesù secondo l’evangelista Luca, proclamato durante la veglia pasquale, offre spunti interessanti per farci coinvolgere pienamente dalla forza rinnovatrice della Pasqua.
Le donne sono andate al sepolcro e hanno trovato la tomba vuota, senza il corpo di Gesù. Due uomini in vesti sfolgoranti annunciano che egli è risorto: le donne perciò corrono a darne notizia agli Undici che non credono loro. Tuttavia Pietro va di corsa verso il sepolcro.
L’evento pasquale non può lasciarci indifferenti e fermi, ma ci mette in movimento, riattiva energie e richiede di porre passi decisi nel cammino della vita e della fede. Non c’è da perdere tempo, perché se davvero Gesù è risorto, allora è urgente aprirsi alla vita nuova, correre in direzione dell’amore che vince la morte e offre speranza e senso ai nostri giorni, anche nei momenti più bui.
Pietro arriva al sepolcro e vede soltanto i teli. Non di rado ci chiediamo: “Dov’è Dio?”. Ebbene Dio non può essere ritrovato tra i segni di morte e la risurrezione di Gesù è ben più di un mero happy end, di un finale edificante ad una storia tragica. Dio ama la vita e abita la vita, perciò fa risorgere dai morti il suo Figlio, dandoci il compito di andare a cercarlo altrove, là dove l’esistenza scorre.
Angelo Casati commenta con parole suggestive: “Teli arresi, quasi simbolo della sconfitta della morte. Sono segni inerti, per terra, in disparte, segni disabitati. Gesù abita altrove. Abita la vita. Dio non è nei segni di morte, Dio è nei segni della vita”.
Alla fine l’evangelista Luca annota che Pietro tornò indietro, pieno di stupore. Il discepolo sarà forse ritornato a casa e tuttavia lo stupore che ha ricolmato il suo animo autorizza ad immaginare anche un particolare cammino interiore. Qualche studioso suggerisce che l’espressione usata per il ritorno di Pietro sia simile al comando rivolto da Dio ad Abramo in Genesi 12,1, in cui l’imperativo di andare via dalla propria terra può significare: “Va’ verso te stesso!”.
Con Pietro siamo chiamati a rientrare in noi stessi, a giungere alla nostra identità più vera per ricomprenderci come uomini e donne nuovi, annunciatori innamorati di una vita eccedente che promana dal Risorto e che procede inarrestabile.
La forza eversiva della Pasqua di Cristo ci converta e ci smuova, per testimoniare, nel chiaroscuro del nostro tempo, che Dio è presente ovunque e che solo ci chiede di essere fedeli a lui e alla terra.
* Assistente unitario regionale